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- Elon Musk, Jeff Bezos trasformano lo spazio in nuovo orizzonte economico.
- La missione Chang'e 6 è simbolo dell'ambizione cinese.
- Bezos: crescita sulla Terra non infinita, ma nello spazio sì.
La Nuova Era Spaziale: Un’Estensione del Capitalismo?
La corsa allo spazio, un tempo appannaggio esclusivo delle superpotenze, si è trasformata in un’arena dove ambizioni statali e interessi privati convergono e divergono. Oggi, il 23 aprile 2025, alle ore 18:03, assistiamo a una competizione che va oltre la mera esplorazione scientifica, configurandosi come una vera e propria estensione del capitalismo. Figure come Elon Musk, Jeff Bezos e Richard Branson, con le loro aziende SpaceX, Blue Origin e Virgin Galactic, hanno ridefinito i confini dello spazio, trasformandolo da dominio statale a nuovo orizzonte economico.
La Cina, con il suo programma lunare, si pone come un attore imprescindibile in questa nuova geopolitica spaziale. La missione Chang’e 6, mirata a raccogliere campioni dal lato nascosto della Luna, non è solo un’impresa tecnologica, ma un simbolo dell’ambizione cinese di leadership nel XXI secolo. Questo programma si sviluppa con una logica strategica ben definita: la Luna come avamposto per un futuro sistema spaziale integrato, con basi permanenti, cooperazione internazionale e sfruttamento delle risorse minerarie extraterrestri.

La Cina e la Geopolitica Lunare
La Cina, con la missione Chang’e 6, si conferma protagonista della geopolitica lunare. La spedizione, con l’obiettivo di recuperare reperti dal lato oscuro della Luna, segna un progresso rilevante sia sul piano tecnologico che simbolico. Il programma lunare cinese è strategico: la Luna è vista come avamposto per un futuro sistema spaziale integrato, con basi permanenti, cooperazione internazionale, risorse minerarie extraterrestri e controllo dell’infrastruttura orbitale. L’agenda spaziale cinese riflette una volontà di protagonismo a 360 gradi, con implicazioni non solo tecnologiche, ma anche culturali e politiche.
L’interesse per la Luna non si limita alla Cina: anche gli Stati Uniti con il programma Artemis, l’India con Chandrayaan e l’Europa attraverso l’ESA, mostrano un vivo interesse verso il nostro satellite.
Mentre la Silicon Valley immagina avamposti interplanetari futuristici, la Cina adotta un approccio differente, privilegiando una strategia graduale, pragmatica, con obiettivi concreti e realizzabili.
A fronte delle visioni di insediamenti interplanetari promosse dalla Silicon Valley, Pechino persegue un approccio differente, caratterizzato da gradualità, pragmatismo e traguardi definiti.
Capitalismo Stellare: Nuove Frontiere e Vecchi Limiti
Capitalismo Stellare: Ambizioni inedite, problematiche ricorrenti. L’enfasi sull’espansione umana nello spazio rischia di far dimenticare un principio fondamentale: non possiamo proiettare i nostri problemi sulla Luna se prima non li risolviamo qui sulla Terra.
Il fervore per l’espansione umana nello spazio rischia di oscurare un insegnamento fondamentale: è impossibile trasferire i nostri limiti sulla Luna senza averli prima risolti sulla Terra. È legittimo domandarsi se stiamo assistendo all’alba di una nuova era, o se stiamo semplicemente replicando modelli preesistenti, ma su scala maggiore. È lecito chiedersi se stiamo davvero avanzando verso una nuova era o semplicemente riproponendo vecchi modelli su una scala pi grande. La “conquista” lunare non deve ridursi a una competizione tecnologica o economica, ma dovrebbe rappresentare un’occasione per rivedere il nostro approccio al progresso, al pianeta e alla nozione stessa di crescita.
Jeff Bezos ha dichiarato che la crescita sulla Terra non può essere infinita, ma nello spazio sì. Bezos sostiene che la crescita, limitata sulla Terra, troverebbe un’illimitata estensione nello spazio. Gli insediamenti lunari diventano unità produttive in orbita, infrastrutture concepite per perpetuare l’attuale ritmo di crescita. Questo solleva interrogativi sul futuro del lavoro e dello sfruttamento delle risorse nello spazio.
Sorveglianza e Controllo: Il Capitalismo dei Dati nello Spazio
L’avvento del “capitalismo della sorveglianza”, teorizzato da Shoshana Zuboff, solleva interrogativi inquietanti sulla privacy e il controllo dei dati nello spazio. La capacità di raccogliere e analizzare dati comportamentali degli utenti, estesa anche alle attività spaziali, potrebbe portare a nuove forme di controllo e manipolazione. Chi avrà accesso ai dati raccolti nello spazio? Come verranno utilizzati? Chi deciderà chi decide?
Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che stabilisce che lo spazio è un Bene Comune, è messo in discussione dall’affacciarsi massiccio delle compagnie private. Gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, hanno formato la United State Space Force, una forza armata astronautica, facendo pressione per un cambiamento del sistema internazionale di regole, con la riduzione delle barriere che limiterebbero il libero sviluppo di attività commerciali ed esplorazioni spaziali da parte dei privati.
Verso un Futuro Spaziale Sostenibile e Inclusivo
La corsa allo spazio non deve essere una mera competizione per il dominio economico e tecnologico, ma un’opportunità per costruire un futuro spaziale sostenibile e inclusivo. È necessario rinegoziare i trattati internazionali per regolamentare lo sfruttamento delle risorse spaziali, garantire la protezione dell’ambiente e prevenire la militarizzazione dello spazio. È fondamentale che i benefici derivanti dall’esplorazione spaziale siano condivisi equamente tra tutti i paesi, e che lo spazio rimanga un Bene Comune a beneficio dell’intera umanità.
In questo contesto, è cruciale comprendere il concetto di esternalità, un principio cardine della space economy. Le attività spaziali generano esternalità positive, come l’innovazione tecnologica e la creazione di posti di lavoro, ma anche negative, come l’inquinamento orbitale e il rischio di conflitti. Una gestione oculata delle esternalità è essenziale per garantire uno sviluppo sostenibile dello spazio.
Un concetto avanzato è quello di governance multilivello*, che implica la necessità di una cooperazione tra Stati, organizzazioni internazionali, settore privato e società civile per definire regole e standard condivisi per l’utilizzo dello spazio. Solo attraverso un approccio inclusivo e partecipativo sarà possibile evitare che la corsa allo spazio si trasformi in una nuova forma di colonialismo o in una competizione distruttiva.
Amici, riflettiamo insieme: lo spazio è un’opportunità straordinaria per l’umanità, ma dobbiamo assicurarci che sia un’opportunità per tutti, non solo per pochi eletti. Dobbiamo essere consapevoli dei rischi e delle sfide, e lavorare insieme per costruire un futuro spaziale che sia sostenibile, inclusivo e pacifico. Il futuro dello spazio è nelle nostre mani, e dipende da noi fare le scelte giuste.