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- Il progetto Iris monitora le radiazioni ionizzanti in tempo reale utilizzando semiconduttori organici e perovskiti.
- Drain Brain 2.0 utilizza un pletismografo cervicale per monitorare la salute cardiovascolare degli astronauti in microgravità.
- Collaborazione tra ASI, Università di Bologna e Università di Ferrara per innovazioni che migliorano la sicurezza spaziale e la telemedicina terrestre.
Innovazione Italiana sulla Stazione Spaziale Internazionale
Con l’approdo della capsula SpaceX Crew-10 sulla ISS, prendono il via due progetti sperimentali di rilievo sostenuti dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI): Iris e Drain Brain 2.0. Questi progetti rappresentano un significativo passo avanti nella ricerca scientifica spaziale, grazie alla collaborazione tra istituzioni italiane e internazionali. Non è la prima volta che esperimenti italiani vengono condotti da astronauti di altre nazionalità, un privilegio che deriva da accordi storici con la NASA risalenti al 1997, quando l’Italia fornì tre moduli pressurizzati per il trasporto di materiali sulla ISS.
Progetto Iris: Monitoraggio delle Radiazioni
Il progetto Iris, sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Università di Bologna, si concentra sul monitoraggio in tempo reale delle radiazioni ionizzanti a cui sono esposti gli astronauti durante le loro attività quotidiane. Questo è fondamentale, poiché le radiazioni cosmiche rappresentano uno dei principali rischi per la salute degli astronauti, soprattutto in missioni di lunga durata verso la Luna o Marte. I sensori di Iris utilizzano materiali innovativi come semiconduttori organici e perovskiti, fabbricati con processi di stampa su substrati non convenzionali come plastica e tessuti. Questi rivelatori ultrasottili e flessibili offrono vantaggi significativi in termini di peso e consumo energetico, permettendo un monitoraggio continuo e discreto dell’esposizione alle radiazioni.

Drain Brain 2.0: Monitoraggio Cardiovascolare
Il secondo esperimento, Drain Brain 2.0, è stato sviluppato dall’Università di Ferrara e si focalizza sul monitoraggio della salute cardiovascolare degli astronauti. Questo progetto utilizza un pletismografo cervicale portatile, un sensore sottilissimo a forma di collarino che rileva i segnali di flusso nella vena giugulare e nell’arteria carotide. Sincronizzato con l’elettrocardiogramma, lo strumento consente di analizzare l’adattamento fisico degli astronauti in condizioni di microgravità, fornendo dati cruciali per la sicurezza delle missioni spaziali. Le implicazioni di Drain Brain 2.0 si estendono anche alla telemedicina terrestre, con potenziali applicazioni nel monitoraggio a distanza di pazienti con scompenso cardiaco.
Un Futuro di Scoperte e Applicazioni
La ricerca spaziale italiana continua a spingere i confini della conoscenza, con progetti come Iris e Drain Brain 2.0 che non solo migliorano la sicurezza degli astronauti, ma offrono anche potenziali benefici per la vita sulla Terra. Questi esperimenti rappresentano un esempio di come la collaborazione internazionale e l’innovazione tecnologica possano portare a scoperte significative, aprendo nuove strade per l’esplorazione spaziale e la medicina.
In un contesto di space economy, è fondamentale comprendere che ogni missione spaziale non è solo un viaggio verso l’ignoto, ma un’opportunità per sviluppare tecnologie che possono avere un impatto diretto sulla nostra vita quotidiana. La nozione di space economy di base si riferisce all’insieme delle attività economiche legate all’esplorazione e all’utilizzo dello spazio, che vanno dalla costruzione di satelliti alla ricerca scientifica.
Per una comprensione più avanzata, consideriamo l’importanza della gestione del rischio nelle missioni spaziali. La capacità di monitorare e mitigare i rischi, come l’esposizione alle radiazioni o i problemi cardiovascolari, è cruciale per il successo delle missioni di lunga durata. Questi aspetti non solo garantiscono la sicurezza degli astronauti, ma stimolano anche l’innovazione tecnologica, con ricadute positive sulla nostra vita quotidiana.
Riflettendo su questi temi, possiamo apprezzare come la ricerca spaziale non sia un lusso, ma un investimento nel nostro futuro, capace di migliorare la qualità della vita sulla Terra e di aprire nuove frontiere per l’umanità.